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Epica e Miti, Racconti e Leggende

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venerdì 1 aprile 2011

Il racconto del naufrago

Disse allora il compagno eccellente:
“Sia lieto il tuo cuore, governatore!
Ecco, abbiamo raggiunto la patria!
Il maglio è stato preso, il piolo è stato battuto,
la cima prodiera è stata posta a terra!
Sono state rese grazie, è stato adorato il dio,
ognuno abbraccia il suo compagno 
e il nostro equipaggio e tornato salvo,
senza perdite per la nostra spedizione.
Ed abbiamo raggiunto le estremità di Uauat
e passato Biga!
Ecco, dunque, siamo ritornati in pace,
 e la nostra patria, la stiamo raggiungendo!

Prestami ascolto, dunque, o governatore,
poiché io sono uno privo di esagerazione!
Lavati, metti acqua sulle tue dita,
che tu possa rispondere quando sarai interrogato,
che tu possa parlare al re con spirito fermo,
che tu possa rispondere senza balbettare!
La parola dell’uomo lo salva
e il suo eloquio gli vela il volto.
Ma agisci secondo le tue intenzioni!
È stancante parlarti!

Ti racconterò dunque una cosa simile a questa
accaduta a me personalmente,
quando andai alla miniera del sovrano
e scesi nel Verdissimo
con una nave di 120 cubiti di lunghezza
e di 40 cubiti di larghezza,
in cui vi erano 120 marinai del meglio dell’Egitto.
Che essi scrutassero il cielo, che essi scrutassero la terra,
i loro cuori erano più coraggiosi di quelli dei leoni.

Essi predicevano una tempesta quando non era ancora venuta,
e una burrasca quando non si era ancora prodotta.
Sopraggiunse una tempesta, mentre eravamo nel Verdissimo,
prima che toccassimo terra.
Si levò il vento, ululando incessantemente,
e con esso un’onda di otto cubiti.
Era un legno che la batteva per me.
Allora la nave perì
e, di coloro che vi erano, non ne sopravvisse alcuno.
Poi fui deposto in un’isola da un’onda del Verdissimo.

Passai tre giorni solo,
il mio cuore come  mio compagno,
e trascorsi la notte all’interno di una capanna di legno
ed abbracciai l’ombra.
Poi distesi le mie gambe,
per capire che cosa potessi mettere nella mia bocca,

e trovai  che vi erano fichi e uva,
vi era ogni prezioso ortaggio e fichi di sicomoro,
fichi di sicomoro intagliati e cocomeri, come se fossero coltivati,
e c’erano pesci e uccelli.
Non c’era nulla che non  vi fosse.
Allora mi saziai e (ne) posai a terra,
perché c’era troppo sulle mie braccia.
Dopo aver preso un’esca, accesi il fuoco
e feci un olocausto agli dei.

Allora udii un rumore di temporale
e pensai che fosse un’onda del Verdissimo
e, mentre gli alberi cominciavano a spezzarsi
e la terra a tremare,
mi scoprii il volto
e constatai che era un serpente che stava venendo,
30 cubiti.
La sua barba era grande più di due cubiti,
il suo corpo era ricoperto d’oro,
le sue sopracciglia in vero lapislazzuli
ed era piegato in avanti.
Aprì la sua bocca verso di me,
mentre ero prostrato davanti a lui,
dicendomi: ‘Chi ti ha portato, chi ti ha portato, piccolo? 
chi ti ha portato?
Se indugerai a dirmi
chi ti ha portato a quest’isola,
io farò che tu ti (ri)conosca come cenere,
divenuto come colui che non è stato visto (=che è invisibile)’.
‘Tu mi parli, ma io non sono nella condizione di udire ciò.
Io sono davanti a te, ma non mi conosco’.
Poi mi mise nella sua bocca,
portandomi verso il suo rifugio
e posandomi senza toccarmi,
intatto, senza togliermi niente.

Allora aprì la bocca verso di me,
mentre ero sul mio ventre davanti a lui,
dicendomi ‘Chi ti ha portato, chi ti ha portato, piccolino?
Chi ti ha portato a quest’isola del Verdissimo
i cui due lati sono nell’acqua?’

Allora io gli risposi così,
le mie braccia piegate davanti a lui,
dicendogli: ‘È che ero sceso alla regione mineraria
con una missione del sovrano,
con una nave 120 cubiti di lunghezza
e di 40 cubiti di larghezza,
in cui vi erano 120 marinai del meglio dell’Egitto.
Che essi scrutassero il cielo, che essi guardassero la terra,
il loro cuore era più coraggioso di quello dei leoni.

Essi prevedevano una tempesta prima che fosse venuta,
e una burrasca prima che si fosse prodotta.
Di ognuno di loro, il suo cuore era più coraggioso
e il suo braccio più forte di quello del suo compagno.
Non vi era un incapace in mezzo a loro.
Una tempesta sopraggiunse, mentre eravamo nel Verdissimo,
prima che toccassimo terra.
Si levò il vento, ululando incessantemente,
e con esso un’onda di 8 cubiti.
Era un legno che la batteva per me.
Poi la nave perì
e, di coloro che vi erano, non ne sopravvisse nessuno, eccetto me.
Ed eccomi accanto a te!

Poi fui portato in quest’isola da un’onda del Verdissimo.’
Allora egli mi disse: ‘Non aver paura, non aver paura, piccolo.
Non impallidire per avermi raggiunto!
Ecco, il dio ha fatto che tu vivessi
portandoti in quest’isola del ka
in cui non manca niente
e che è piena di ogni buona cosa!
Ecco, tu trascorrerai mese dopo mese
fino a che non avrai compiuto quattro mesi all’interno di questa isola.
Poi verrà una nave dalla patria,
con dei marinai a bordo che tu conosci,
ed andrai con loro a casa e morirai nella tua città.


È felice colui che può raccontare ciò che ha provato,
passata la cosa infausta!
Ti racconterò dunque di una cosa simile accaduta in questa isola
in cui stavo con i miei fratelli e le mie sorelle
e i figli in mezzo a loro:
assommavamo a 75 serpenti con i miei figli e i miei fratelli e sorelle!
E non ti ricorderò della figlia piccola
che avevo ottenuto con la preghiera.

Poi una stella cadde e, a causa sua, essi presero fuoco.
Ed è mentre non ero con loro che accadde loro questo!

Ed è mentre non ero in mezzo a loro che essi bruciarono!
Allora morii per loro,
quando li trovai in un unico mucchio di cadaveri.
Se tu sei coraggioso, il tuo spirito si rafforzerà, 
e  riempirai il tuo abbraccio con i tuoi figli,
bacerai tua moglie e vedrai la tua casa.
Ciò è bello più di qualsiasi cosa!
Raggiungerai il focolare e vi starai in mezzo ai tuoi figli’.
Dopo che mi fui disteso sul mio ventre,
toccai il suolo davanti a lui.


‘Che io possa dunque dirti
che racconterò della tua potenza al sovrano;
farò che egli sia a conoscenza della tua grandezza;
farò che ti si portino laudano e malabatro,
terebinto e balsamo, e l’incenso delle proprietà templari
con cui ogni dio si soddisfa;
io racconterò dunque ciò che è accaduto a me
con ciò che ho visto della tua (sua) potenza ;
si adorerà il dio per te nella Città di fronte al consiglio del paese intero;
sacrificherò per te tori in olocausto
e, dopo, aver strozzato per te dei volatili,
farò che ti siano portate navi
cariche di ogni preziosità dell’Egitto
come si fà per un dio che ama la gente in un paese lontano
che la gente non conosce’.

Allora egli rise di me per ciò che avevo detto,
ridicolo al suo cuore, dicendomi:
‘Hai molta mirra
e sei divenuto possessore d’incenso?
Perché io sono il capo di Punt
e la mirra mi appartiene!
Quel malabatro, che tu hai detto che sarebbe portato,
è il maggior prodotto di quest’isola.
Accadrà che tu ti separerai da questo luogo
e non vedrai mai più quest’isola,
divenuta come acqua’

Poi quella nave arrivò,
conformemente a ciò che egli aveva previsto prima.
Allora andai, e mi misi su un alto albero
e riconobbi coloro che erano al suo interno.
Poi andai a riferire ciò
e constatai che lo sapeva.
Allora mi disse:

‘Tranquillo, tranquillo, piccolo, verso casa tua
che tu possa vedere i tuoi figli!
Poni il mio buon nome nella tua città!
Ecco, è il mio dovuto da te!’
Allora mi posi sul mio ventre,
le mie braccia piegate davanti a lui.
Poi egli mi dette un carico di mirra e di malabatro,
terebinto e balsamo,
canfora, spezia  shaâsekh , colore per gli occhi,
code di giraffa,
un grande mucchio d’incenso,
zanne d’avorio,
cani, scimmie dalla lunga coda,
scimmie, ogni buona preziosità.

Allora caricai ciò in questa nave.
Dopo che fu avvenuto,
mi posi sul mio ventre per adorare il dio.
Allora egli mi disse:
‘Ecco, tu giungerai in patria entro due mesi!
Riempirai il tuo abbraccio con i tuoi figli,
ringiovanirai a casa e vi sarai sepolto’.
Poi andai sulla riva, nelle vicinanze di questa nave.
Mi misi a chiamare la truppa che era in questa nave,
e resi grazie sulla riva al signore di quest’isola
e coloro che vi erano fecero lo stesso.

Viaggiammo navigando verso nord verso la residenza del sovrano
e giungemmo alla residenza dopo due mesi,
secondo tutto ciò che egli aveva detto.
Allora entrai presso il sovrano
e gli regalai questi doni
che avevo portato dall’interno di quest’isola.
Allora egli adorò il dio per me davanti al consiglio del paese intero.
Allora fui posto come Seguace
e dotato di 200 persone.
Guardami, dopo che ho toccato terra,
dopo che ho visto ciò che ho provato.
Dai dunque ascolto [alla mia parola]!
Ecco, è buono dare ascolto alla gente!
Allora egli mi disse:
“Non fare il furbo, amico!
Perché dare acqua ad un uccello all’alba
per sgozzarlo l’indomani?”

È giunto dall’inizio  alla fine
come ciò che è stato trovato in scrittura
come scritto dello scriba dalle dita eccellenti.
 
Il figlio di Ameni, Amenaâ, v.f.s.

http://digilander.libero.it/Medunetjer/naufrago/index.htm