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domenica 17 aprile 2011

La settima notte


Tanti e tanti anni fa c'era un luogo che ai giorni nostri viene chiamato Via Lattea. Questa era suddivisa in due mondi: uno di essi era abitato dagli esseri umani e l'altro era la regione riservata alle divinità.
Il mondo degli uomini era ad occidente, mentre ad oriente c'era il mondo delle divinità, e non c'era mai modo d"incontrarsi tra gli uni e gli altri. Nella zona occidentale viveva un giovane bellissimo chiamato Kengyû (la stella Altair), che conduceva ogni giorno le mucche al pascolo essendo il suo mestiere quello di mandriano e, praticamente, passava le sue giornate con loro.
Nella zona orientale, dove vivevano le divinità, c'erano le sorelle della splendida Orihime (la stella Vega) che, insieme a lei, tessevano abiti preziosi. Orihime era la più giovane delle sorelle ed oltre ad essere straordinariamente bella aveva un'abilità eccelsa nell'arte della tessitura. Kengyû ed Orihime vivevano ciascuno nella zona riservata a loro nella vastissima Via Lattea.

Un giorno, tuttavia, Kengyû con le sue mucche stava percorrendo i prati del cielo e, senza accorgersene, si trovò nella zona orientale della via lattea. Proprio in quel momento Orihime e le sue sorelle stavano
facendo il bagno dopo che avevano deposto sui rami degli alberi i loro splendidi kimono di seta. Kengyû rimase affascinato dalla figura delle belle sorelle e non sapeva che erano delle divinità. Era una vista incantevole. Kengyû era soprattutto attratto dalla più giovane delle sorelle e il suo cuore venne rapito dalla sua bellezza. I suoi occhi erano quelli di un giovane che per la prima volta era illuminato dal fuoco dell'amore.
Una delle mucche, che lo stavano osservando in quello stato, gli sussurrò a bassa voce in un orecchio:
" Kengyû, e se portassi via il kimono di quella ragazza…?"
Appena a Kengyû arrivò questo suggerimento, prese i vestiti di Orihime dal ramo dell'albero dove erano appesi e, proprio come la mucca aveva proposto, li nascose dietro ad un masso di roccia.

 Appena Orihime uscì dall'acqua del fiume, andò in cerca dei suoi vestiti e fu molto sorpresa e preoccupata nell'accorgersi che il suo kimono non c'era più.
Alle sorelle, senza farsi accorgere di essere senza vestiti:
"Verrò da voi più tardi", disse e si acquattò nuda in quel posto, dal momento che senza il kimono  di seta non riusciva a volare.
A un certo punto sentì una voce di dietro che la chiamava.
"I tuoi vestiti sono qua. Prima, però, ho un favore da chiederti".
Voltandosi in direzione della voce appena ascoltata, Orihime vide il giovane che stava in piedi e gli mostrava le spalle.
"Mi piacerebbe se tu diventassi mia moglie", disse Kengyû, sospinto dall'amore.
"Io devo tornare al cielo".
Il giovane si voltò a guardare il volto di Orihime che aveva nascosto il corpo dietro la roccia.
"Mi piacerebbe che tu diventassi mia moglie".
Nel vedere il viso di Kengyû, la sua figura virile e il bellissimo sguardo, Orihime sentì il cuore battere d'amore per lui e decise di accettare la sua proposta.
In cuor suo, comunque, c'era anche la speranza di riavere il suo kimono.

 Dopo non molto tempo, ai due nacquero una bambina e un bambino. Orihime, nel frattempo, non era tornata neanche una volta a casa e viveva con Kengyu che si sentiva felice. Anche i fanciulli, che erano loro nati e che erano circondati dall'affetto della dolce madre e da quello del padre, erano ugualmente felici
Una divinità femminile che viveva sulla montagna di Konron, quando venne a sapere che Orihime viveva nel mondo degli esseri umani e che, anzi, aveva perfino dato vita a dei bambini con un uomo, s'infuriò e digrignò i denti. Era, infatti, gelosa di quanto stava accadendo ad Orihime.
"Non lo si può permettere. Porta indietro Orihime il più presto possibile!", disse al messaggero che aveva mandato dal cielo e così a forza costrinse Orihime a tornare nel suo mondo.

 Kengyû ed i bambini che erano stati lasciati da soli vivevano tristi e continuavano a piangere. Non potevano, tuttavia, andare avanti così, piangendo tutto il giorno. Kengyû, allora, mise i bambini in una cesta che si caricò sulle spalle e incominciò a camminare dirigendosi verso la zona orientale della Via Lattea.
Dopo giorni e giorni di cammino, finalmente arrivò all'estremità della Via Lattea. Stranamente, però, del fiume della Via Lattea non si vedeva neanche l'ombra. Dal posto in cui si trovava Kengyû si vedeva questo fiume molto ma molto lontano.
La dea aveva spostato il fiume in un luogo più elevato per impedire a Kengyu di vedere Orihime. Questi, lontani l'uno dall'altra, vivevano nella tristezza e versavano abbondanti lacrime perché non riuscivano a incontrarsi.
Il padre ed i bambini tornarono a casa e continuavano a piangere guardando il fiume della Via Lattea che si era spostato molto più in alto e lontano. Vedendoli così afflitti, una mucca si mosse a compassione e avvicinatasi bisbigliò al loro orecchio:
" Kengyû, se io muoio, tu potrai fare una giacca con la mia pelle e, con essa, sarai in grado di salire fino al fiume della Via Lattea".

 Dopo aver pronunciato queste parole, la mucca esalò l'ultimo respiro e Kengyû pianse doppiamente al pensiero che essa aveva compreso il suo stato d'animo e, a costo della sua vita, aveva cercato di rendere possibile la realizzazione del suo desiderio.
Fece subito una giacca con la pelle della mucca morta, la indossò e si incamminò, senza perdere tempo, verso il fiume della Via Lattea, con i bambini in una cesta posta sulle sue spalle.

 Padre e figli arrivarono alla Via Lattea mentre le stelle risplendevano in tutto il loro fulgore. Era una vista meravigliosa. Kengyû era eccitato e fuori di sé al pensiero di poter vedere sua moglie ed i bambini cominciarono a gridare e a chiamare la mamma.
A questo punto, la dea che stava osservando la scena andò su tutte le furie per la gelosia. Divise il fiume della Via Lattea, con la sua forcina, tirando una linea in modo da rendere impossibile l'attraversamento per il padre e i figli.
Per l'ira della divinità, l'acqua del fiume crebbe a dismisura e tutta la Via Lattea si allagò per questa ragione. Il padre ed i bambini furono presto circondati dalle acque e quasi stavano per affogare, ma non rinunciavano alla loro impresa.
"Papà, tiriamo su l'acqua dal fiume e prosciughiamolo. Quando l'acqua sarà poco profonda, potremo attraversarlo e così abbracciare la mamma".
Kengyû seguì il suggerimento dei figli e cominciò ad attingere l'acqua con un mestolo gettandola fuori dell'alveo del fiume. Lavorava con tutte le sue forze perché l'acqua del fiume potesse scomparire rapidamente. Quando il padre si stancava la bambina prendeva il suo posto, e quando lei si stancava subentrava il fratellino: lavoravano così a turno per attingere l'acqua e svuotare il fiume. La dea che li osservava fu mossa a pietà e:
"Smettete di attingere l'acqua del fiume. Da questo momento i bambini possono vivere con la loro madre. Farò, poi, in modo che Kengyû possa incontrare Orihime il settimo giorno del settimo mese. Una sola volta all'anno, però!"
Appena Kengyû ebbe ascoltato queste parole s'inginocchiò ed espresse la sua gratitudine alla divinità.
Da allora in poi, Kengyû ed Orihime possono incontrarsi ogni anno proprio al centro della Via Lattea il sette di luglio, rinnovando la propria gioia e versando allo stesso tempo tantissime lacrime.
Anche ai nostri giorni la Via Lattea, nelle notti d'estate, risplende bianca e bellissima: su ambo i lati possiamo notare due stelle brillanti che sono Kengyû ed Orihime. A fianco di Kengyu, poi, si trovano due piccole stelle. In esse si possono riconoscere i loro due bambini.





http://cys.splinder.com/archive/2007-07 


Il guardiano di mucche veniva da una famiglia povera. A dodici anni era entrato a servizio da un contadino per pascolare la sua mucca. Dopo qualche anno la mucca divenne grande e grossa e il suo pelo luccicava come oro giallo. Era sen'altro una mucca divina.
Un giorno-erano in montagna-la mucca cominciò a parlare al suo guardiano con voce umana "oggi è la sera del Sette. Il signore di nefrite ha nove figlie che fanno il bagno nel mare celeste. La settima è di una bellezza straordinaria, e anche molto intelligente. Fila per il re e la regina del cielo la seta delle nubi e presiede ai lavori di cucito delle fanciulle che abitano la terra. Ecco perché è detta la tessitrice. Se riesci ad impadronirti dei suoi abiti, potrai diventare suo marito e otterai l'immortalità."
"Ma è in cielo" disse il guardiano di mucche "come faccio ad arrivarci?"
"Ti ci porto io" disse la mucca gialla.
Il guardiano salì allora in groppa alla mucca. In un batter d'occhio lasciarono ai loro piedi le nubi e si librarono nei cieli. Sentivano il vento sibilare nelle orecchie e avanzavano con la rapidità di un fulmine. D'un tratto la mucca si fermò "siamo arrivati" disse.
Il giovane si vide d'intorno boschi di crisoprasio e alberi di nefrite. L'erba era di diaspro e i fiori di corallo. In mezzo a questa magnificenza c'erano un centinaio di iugeri di grandi laghi quadrati, percorsi da onde di acqua verde e abitati da pesci dalle squame d'oro che saltellavano qua e là. C'erano inoltre innumerevoli uccelli alati che svolazzavano cantando. Egli scorse le nove fanciulle da lontano. Avevano deposto gli abiti sulla riva.
"Svelto, prendi gli abiti rossi e và a nasconderti nel bosco; quando te li chiederà, malgrado tutta la sua dolcezza, non restituirglieli finché non ti avrà promesso di diventare tua moglie."
Allora il guardiano scese lesto dalla mucca, afferrò gli abiti rossi e corse via. In quel preciso istante le nove fanciulle si accorsero della sua presenza e si spaventarono oltremodo.
"Donde giungi, ragazzo che osi prendere i nostri vestiti? Rimettili subito dove li hai presi!".
Ma il guardiano di mucche non si fece intimidire e si nascose sotto un fiore di nefrirte. Allora otto fanciulle uscirono svelte dall'acqua e si rivestirono.
"Settima sorella" sentenziarono "te lo manda il cielo, è venuto per te. Ma noi sorelle non ti lasceremo sola con lui."
E la tessitrice rimase dentro l'acqua. Si vergognava immensamente e gridò "guardiano di mucche, ridammi subito i miei vestiti!"
Ma il guardiano di mucche scoppiò a ridere "Se mi prometti di diventare mia moglie" rispose "ti darò i tuoi vestiti".
La giovane però non era d'accordo. "Sono figlia del re degli dei." disse allora; "senza il suo consenso non posso sposarmi. Ridammi subito i miei vestiti, altrimenti mio padre mi punirà!"
Allora la mucca gialla disse "E' il destino che vuole la vostra unione; io posso occuparmi di fare da intermediario."
La fanciulla ribatté "Stupido animale, come puoi fare tu da intermediario?"
E la mucca "Lo vedi quel vecchio salice sulla riva? Prova a chiedere a lui! Se sa parlare, la vostra unione è voluta dal cielo!"
E la giovane interrogò il salice. Il salice rispose,con voce umana

La settima sera è arrivata
Dal guardiano di mucche la tessitrice è liberata

Allora la fanciulla fu d'accordo. Il guardiano di mucche le restituì gli abiti e si avviò. La fanciulla lo seguì. Divennero marito e moglie. Dopo sette giorni, però,lei gli disse addio.
"Il signore del cielo mi ha ordinato di occuparmi della filatura" disse "se manco troppo a lungo, temo che mi punirà. Anche se dobbiamo separarci ,comunque, sappi che tornerò da te".
Pronunciate queste parole, se ne andò. Il guardiano di mucche le corse dietro. Ma proprio quando stava per acchiapparla, lei si tolse uno spillone dai capelli e fece un segno nel cielo. Questo segno si trasformò nel fiume d'argento (la via lattea). Così adesso sono separati dal fiume e si guardano da lontano.
Da allora, tornano ogni giorno insieme in occasione della settima sera. Quando è il momento, tutte le cornacchie lasciano il mondo degli uomini e formano un ponte sul quale la tessitrice varca il fiume .Quel giorno, da mattina a sera, sugli alberi non si scorge una sola cornacchia. E' per questo motivo. Inoltre la settima sera cade spesso una pioggerellina fine. Allora le donne e le vecchie si dicono "sono le lacrime versate dal guardiano di mucche e dalla tessitrice al momento dell'addio". Ecco perché la settima sera si celebra una festa della pioggia.
A occidente del fiume d'argento c'è la costellazione della tessitrice, formata da tre stelle. Subito davanti, ci sono altre tre stelle, che formano un triangolo. Si narra che il guardiano, una volta che la tessitrice non volle tornare, sia andato su tutte le furie e le abbia tirato un giogo. Questo sarebbe caduto ai piedi della tessitrice. A oriente del fiume d'argento c'è poi la costellazione del guardiano delle mucche, costituita da tre stelle. Un po' in disparte innumerevoli stelline formano una costellazione appuntita alle due estremità e panciuta nel mezzo. Si narra che la tessitrice abbia tirato al guardiano di mucche il suo fuso; ma non lo colpì e il fuso sarebbe caduto a una certa distanza da lui.