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Epica e Miti, Racconti e Leggende

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lunedì 28 marzo 2011

Epopea di Gilgamesh (Prima Tavola)

Di Gilgamesh che vide ogni cosa voglio io narrare al mondo;
di colui che apprese ogni cosa, rendendosi esperto di tutto.
Egli andò alla ricerca dei Paesi più remoti
e in ogni cosa raggiunse la completa saggezza.

Egli vide cose segrete, scoprì cose nascoste,
egli riferì le leggende dei tempi prima del diluvio.
Egli percorse vie lontane, finché, stanco e abbattuto si fermò.
Egli fece incidere tutte le sue fatiche su una stele di pietra.

Fu lui a costruire le mura di Uruk, l'ovile
Del santo Eanna, il luogo splendente.
Guarda le sue mura: i suoi merli sono come il rame!
Osserva la sua alzata, nessuna opera la eguaglia.
Varca la sua soglia, che è di tempi immemorabili,
avvicinati all'Eanna, l'abitazione della dea Ishtar:

mai nessuno, fors'anche un re, potrà costruire
un monumento che lo eguagli!
Sali sulle mura di Uruk e percorrile,
ispeziona le fondamenta, scrutane i mattoni:
non è forse vero che sono davvero mattoni cotti?
Non sono stati i sette saggi a porre le sue fondamenta?

Un miglio quadrato è la città, un miglio quadrato sono
i suoi orti, e così pure le sue cisterne
oltre alle terre del tempio di Ishtar.
Per tre miglia quadrate si estende Uruk senza contare
i suoi terreni agricoli.

Cerca la cassetta di rame delle tavolette,
sbloccane la serratura di bronzo,
apri la porta che cela i suoi segreti,

solleva la tavoletta di lapislazzuli e leggila:
vi è la storia di quell'uomo, di Gilgamesh che
sperimentò ogni possibile sofferenza

Egli è superiore agli altri re, è un signore glorioso
di grande statura,
un eroe, figlio di Uruk, uno scalpitante toro selvaggio,
egli come un duce precede tutti,


egli segue tutti, per prestare aiuto ai suoi fratelli,
una solida rete a protezione dei suoi uomini,

scrivendo...