Tanto tempo fa, prima dell’uomo bianco e di tutti gli altri, gli Inuit cacciavano sulla terra e pescavano nel mare. A quei tempi v’era un grande cacciatore, la cui moglie era morta molto tempo addietro, lasciando una figlia piccola, Sedna. Fu lo stesso cacciatore, padre della bambina, a crescerla da solo. Non v'era altra compagnia di quella della figlia e del suo fedele cane.
La bambina era destinata a crescere e diventare una bellissima donna, con molti pretendenti. Il padre era molto fiero di lei. Ogni vestito da lei indossato, ne facevano una donna graziosa, e non v’era alcuna fanciulla sull’isola che potesse competere con la sua bellezza. Il padre finalmente aveva deciso chi era l’uomo che avrebbe sposato sua figlia, e con orgoglio, un giorno chiamò la figlia al suo fianco e le disse: “Questo è l’uomo che ho scelto per te, colui che sposerai.”
La figlia non fu d’accordo nel prendere il marito che suo padre aveva scelto per lei, e il padre, offeso e arrabbiato le disse: “Mi avete offeso, poiché non avete voluto prendere in sposo l’uomo che ho scelto per voi, vi darò il mio cane, poiché è l’unica cosa che si addice ad una figlia che disonora e disubbidisce al padre.
La notte stessa, il cane entrò negli alloggi di Sedna e si coricò con lei. Il padre, appreso ciò, s’infuriò come non mai, e considerando che quella di Sedna, era un’offesa ancor più grave, la scacciò insieme al cane lontano, sull’isola.
Ma il cane-marito amava Sedna in quanto gentile e amorevole, e così, per salvare il loro amore, la moglie e il figlio che lei portava in grembo, lui nuotò nelle acque gelide, portando tutto il carico di cibo e pelli. La donna fu salva anche lei, e mise alla luce dei piccoli, qualcuno umano e qualcuno cane.
Ma il cane-marito non aveva finito di trasportare fuori dall’isola tutti i pacchi, così tornò per caricarsi di altri. Ma nel frattempo, il padre aveva appreso della notizia e sconvolto per ciò che riteneva un abominio, caricò dei sassi pesantissimi nei pacchi che il cane doveva trasportare. In preda al mare furioso, e con i pacchi troppo pesanti, il cane senza più forze rimase vittima delle onde e andò a fondo.
Parecchi giorni più tardi, il padre preso dal rimorso per aver abbandonato la sua unica figlia, decise di caricare il suo kayak e di andare a portare i viveri alla figlia. Fu però costretto a tornare indietro, quando una volta giunto vicino al capanno dove la figlia viveva, questa accecata dal dolore di quanto accaduto, gli scagliò contro uno dei figli-cane.
Temendo il ritorno del padre, e così per la vita dei figli-cane che aveva dato alla luce, mise gli ultimi in una piccola imbarcazione di pelle e li lasciò in custodia al mare, pregando gli dei dell’aria affinché un giorno, potesse incontrarli ancora sani e salvi.
E così fu, galleggiarono fino alle rive fino ad essere in salvo e diventarono gli antenati degli uomini bianchi.
Nell’altra piccola imbarcazione che le rimase a disposizione, mise gli altri figli-umani pregando anche per essi, che potessero mettersi in salvo. E così fu, i piccoli divennero gli antenati degli indiani.
Ora la figlia era sola e senza cibo, ma il cacciatore era troppo spaventato per ritornare sull’isola e aiutarla. Così, ogni mattina prima di cacciare, guardava verso il mare e verso la figlia, senza però riuscire a tornare da lei.
Un giorno, l’unico in cui il cacciatore non aveva guardato la figlia, davanti all’isola, vicino al capanno dove viveva, passo in barca un uomo. Quando quest’ultimo vide la bellissima donna si fermò e disse: “Vieni con me fanciulla, io sono un bravo cacciatore. Provvederò a te, nutrendoti e dandoti una casa.” E la donna, senza farselo ripetere, andò con lui.
Durante il loro viaggio, si fermarono e l’uomo si tolse i vestiti perché il sole era troppo forte e remare era troppo faticoso. La donna scoppiò in lacrime quando vide l’uomo alzarsi in piedi di fronte a lei, e si rese conto che non era un uomo ma una procellaria del nord. I suoi occhi erano neri e i suoi muscoli forti. Così, la procellaria, senza l’esigenza dei vestiti indosso, cominciò a viaggiare velocemente, così in un batter di ciglio lui e la donna furono nel nido dell’uomo-uccello.
Non tardarono ad avverarsi le parole della procellaria, così nulla mancò alla donna, né cibo, né un posto caldo. Lei non voleva null’altro. Così ebbero insieme un bambino.
Il padre continuò la ricerca della figlia, ed il rimorso lo logorava pensando a come l’orgoglio lo aveva portato a trattare la sua unica figlia. Molti anni dopo riuscì a trovare la figlia nelle terre della procellaria.
Quando giunse in quelle terre, l’uomo-uccello era fuori a procurare il cibo per la sua famiglia. Il padre vedendo la figlia scoppiò in lacrime: “Perdonami figlia, sono venuto per portarti a casa.” Con quelle parole, prese la figlia caricandola a forza sul kayak e si diressero verso casa. L’uomo-uccello tornato a casa, si era accorto dell’assenza della moglie. Si mise cosi in volo nel tentativo di riportarla a casa. Riuscendo a intravedere il kayak sul quale viaggiava, nel tentativo di fermare il padre della donna, nel volo, sbatteva le ali sulla superficie dell’acqua. Si generarono onde gigantesche che erano pronte ad ingoiare la piccola imbarcazione, così il cacciatore disperato e impaurito, terrorizzato all’idea di morire, gettò fuori dal kayak la figlia. Questa per salvarsi si tenne saldamente con una mano al bordo della barca.
L’uomo disperato e in preda al panico, prese il suo coltello da caccia e tagliò un dito alla figlia. Il dito una volta in mare, cominciò a nuotare e si trasformo in una foca. Ma la donna era ancora appesa alla barca, sanguinante. Allora l’uomo le tagliò di netto un altro dito, e questo divenne un tricheco che nuotò lontano. Le recise anche il terzo dito e questo si trasformò in una foca barbuta Dalle dita di Sedna nacquero i mammiferi marini.
Per concludere, non essendo più capace di tenersi alla barca, la donna affondò sotto le imponenti onde, ma proprio in quel momento, Tatqeq, lo Spirito della Luna e Sila, lo Spirito dell’Aria si unirono dicendo: “Per le difficoltà che hai dovuto affrontare, noi ti diamo il potere e la forza di essere la protettrice dei mammiferi nati nel mare.”
Con quelle parole, lei divenne padrona e Dea del mare, protettrice dei mammiferi, e costruì il suo regno sul fondo del mare dove incontrò e si riunì al primo,marito-cane.
Il padre, che era riuscito a mettersi in salvo, non riuscì più da quel giorno a darsi pace, così un giorno uscii in mezzo al mare implorando il perdono della figlia. Ella non rispose. Mentre lui dormiva disteso nella sua tenda, una notte, una marea si alzò improvvisa e lo portò con se in fondo al mare.
Da allora vive prigioniero nel regno della figlia, guardato a vista dal suo cane, marito-cane di Sedna.
Sedna è in genere molto generosa nei confronti degli Inuit ed è sempre pronta a sacrificare uno dei mammiferi che ha in custodia e che protegge. Ma vi sono anche dei momenti in cui li trattiene perché i cacciatori hanno provocato dolore all’anima degli animali.
Allora succede che quando i mammiferi scarseggiano, uno sciamano deve raggiungere la dimora di Sedna e implorarla di liberarli.
Qualche volta i mammiferi rimangono impigliati nei capelli di Sedna, sporcati dagli esseri umani che violano i tabù. In questo caso lo sciamano, in trance, deve ridiscendere fino alla dimora di Sedna e pettinarle i capelli con lo stesso pettine che Sedna tiene pronto, poiché non può impugnarlo da sola. Così pettinandola, si liberano nuovamente le foche, le balene e i narvali, gli unicorni marini.
Enciclopedia della Mitologia - Arthur Cotterell
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