sottotitolo

Epica e Miti, Racconti e Leggende

Cerca nel blog

sabato 26 marzo 2011

La creazione di Kichi Manido (mito ojibwe)



Lo sciamano astronomo ojibwe, il wabeno-innin, stava nel cerchio sacro. Apriva la cerimonia dedicata al mondo celeste.
- E’ successo come l’ho visto, madjimadzuin. Il Grande Spirito Kichi Manido ebbe una visione. Quando essa si è presentata, ha raccolto il sogno nei territori sconfinati del proprio Spirito.
Gli occhi del popolo brillavano: il manido kazoo stava per chiarire il rapporto che gli indiani intrecciano con la vita.
- Prima che ci fosse qualunque cosa, riprese lo sciamano, Kichi Manido vedeva il Sogno: l’universo infinito di stelle, l’ombra, la luce, il sole e la notte. Vedeva la luna e le caverne, levette della terra. Scorgeva gli altipiani, i grandi laghi e le foreste. Riceveva l’immagine di ogni sorta di erbe e ruscelli. La sua visione era fatta di semi. Vedeva camminare degli esseri. Vedeva creature volare, nuotare, strisciare. Poteva apprezzare la crisalide e la farfalla, l’inverno glaciale. Vedeva salire la linfa bianca nell’albero. Assisteva allo sboccio, alla decadenza degli esseri e delle cose, in un Sogno che creava in continuazione nuove forme e unioni. Vedeva l’effervescenza, la natura di una sorgente. Coglieva la bellezza, percepiva canti e amplessi. Assaporava il silenzio, le leggende, lo sciabordio delle onde. Vedeva lampi striare il cielo; l’amore, l’odio squarciare le nubi. Distingueva la paura, la forza. Percorreva i sentieri della gioia, del coraggio e della guarigione. Kichi Manido era avvinto dal Grande Sogno.
“Meditò per comprendere ciò che aveva visto.
“Il Grande Spirito seppe che la visione doveva prendere forma, che le avrebbe dato vita ed esistenza.
“Tramite se stesso, partendo dal nulla, facendo uscire la propria parola, Kichi Manido ricreò tutto ciò che aveva visto. Ciò che era solo immagine prese corpo e divenne mondo. Formò la pietra, la torba, fece nibi, l’acqua che corre, produsse il fuoco e il vento. In ogni elemento mise il proprio soffio e la propria parola, infuse il proprio potere in ciascuno. Fece dell’essenza lo strumento che avrebbe suonato. Come un indiano su un tamburo, chiamò le stelle del suo sogno, creò l’universo infinito, fece il sole, la luna, plasmò la terra. Comunicò i poteri ai suoi aiutanti. Quello della luce, del calore e del fuoco lo diede al latore di messaggi fra i mondi e gli esseri: il sole. Affidò all’acqua il potere di purificazione e di rigenerazione; al vento il soffio di vita, parola e musica; alla terra quello di far crescere, riciclare, curare. Innalzò le montagne, cosparse i bianchi deserti di onaman, la sabbia sacra, fece sciarpe di fiumi alle praterie. Posò isole sul mare, conchiglie, arpe di onde. Vide ogni cosa come doveva essere, al proprio posto. Così la bellezza si sparse sulla terra.
“Compose fiori colorati dal profumo inebriante, ricoprì il suolo di un manto di erbe. Fece crescere innumerevoli alberi, creò piante imbevute di saggezza e di spirito di guarigione. Creò gli animali, diede a ciascuno di essi un potere, fece loro pinne, zampe, pelle, ali. Poi creò l’uomo, fratello di ogni cosa, e gli fece un dono di inestimabile valore, affidandogli il potere di sognare.
“Non gli restava altro che istituire le grandi leggi che reggono la Natura, animare la danza dei mondi, delle anime e degli umori, suonare la musica dei corpi, ritmati sul tamburo senza fine della vita.
“E’ successo come l’ho visto, madjimadzuin. Kichi Manido ha espresso il mondo che era in lui. Ogni parola è un fiore, una pietra, un uomo. Ha il proprio posto nella Bellezza del Sogno, il proprio cammino di comprensione. L’uomo in grado di sognare deve lanciare la propria visione interiore e darle vita.”

Il vecchio wabeno-innin salutò con la mano il sole e si mise a ridere: la vita era un gran dono!

Racconti dei saggi pellerossa - Pascal Fauliot, Patrick Fishmann