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Epica e Miti, Racconti e Leggende

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lunedì 28 marzo 2011

L'uccello di fuoco

In tutta la Russia non si sarebbe potuto trovare un cacciatore più coraggioso del principe Ivan. Egli disdegnava le piste comuni e preferiva seguire i sentieri più impervi, si inoltrava nella foresta più fitta e si arrampicava su dirupi scoscesi quali nessun uomo avrebbe osato sfidare. Un giorno, durante una battuta di caccia nel bosco, il principe capitò in una radura che non aveva mai visto. Da una parete rocciosa sgorgava una cascatella e Ivan, che aveva sete, vi si diresse senza indugio. Ma, appena si fu avvicinato, scorse poco distante un fantastico melo dai pomi d'oro e, cosa ancor più sorprendente, uno stupendo uccello dalle lunghe penne color fuoco appollaiato su un ramo. Subito il principe armò il suo arco e scagliò la freccia. Per non essere colpito, l'uccello si lasciò cadere dall'albero, ma il principe l'afferrò prima ancora che potesse levarsi in volo. Fu allora che l'animale comincio a lamentarsi con voce umana e a dire: «Lasciami andare, principe Ivan. Ti ricompenserò! Prendi una delle mie penne: se dovessi trovarti in pericolo, basterà che tu la agiti e io accorrerò in tuo aiuto». Il principe si lasciò convincere e liberò l'uccello, quindi proseguì per la sua strada. Aveva fatto soltanto pochi passi quando udì un rumore stridulo giungere dall'altra parte della roccia. Incuriosito, andò a vedere e scorse un gran numero di statue di cavalieri e un lugubre castello dai grandi portali, che si aprivano proprio in quel momento. Un gruppo di fanciulle ne uscì saltellando e cantando. Una di esse era tanto affascinante che il principe fu preso dall'irresistibile desiderio di parlarle. Appena la ragazza lo scorse, impallidì ed esclamò: «Presto! Fuggi da questo luogo di sventura! Qui abita il mago Kaschei, l'immortale! Se ti scopre ti trasformerà in una statua, come queste che vedi qui intorno!» «Io sono il principe Ivan, figlio dello zar!» ribatte il giovane. «E non ho paura di nessuno! Ma tu, leggiadra fanciulla, dimmi il tuo nome». La ragazza prese a correre verso il castello seguita dalle altre e, un attimo prima di scomparire dietro uno dei portali, disse a Ivan: «Mi chiamo Zarevna». Il principe attese fuori del castello incerto sul da farsi. Ma quando giunse la notte, il desiderio di rivedere Zarevna fu più forte di ogni prudenza e, abbandonato ogni indugio, bussò con forza alla porta. Nello stesso istante si levò un vento impetuoso e tuoni e lampi squarciarono il cielo. Demoni mostruosi con due teste sorsero d'incanto dalla terra, lanciando grida e strepiti contro il principe. Un fulmine saettò tra le nubi e la sua luce gialla illuminò una figura oscura: era Kaschei, il mago! Costui levò entrambe le braccia e prese a recitare una strana cantilena, mentre i demoni avanzavano minacciosi. Via via che la cantilena proseguiva, le gambe di Ivan diventavano sempre più rigide e fredde. Il principe stava trasformandosi in una statua! Sentendosi perduto, afferrò la penna dell'uccello di fuoco e si mise ad agitarla. Ed ecco, all'improvviso, un puntino splendente come una fiamma apparire nel cielo e avvicinarsi rapidamente. I demoni si zittirono all'istante e cominciarono ad arretrare. Quando il puntino assunse la forma ardente dell'uccello fatato, i demoni si coprirono gli occhi e fuggirono urlando in ogni direzione. Improvvisamente il suolo tremò, poi si aprì  inghiottendo in un baleno tutta quella ridda infernale. il vento calò di colpo e le nuvole s'aprirono su un lembo di stelle. Un gran silenzio gravava tutt'intorno. Ora non c'era più traccia dei demoni né del mago Kaschei. Ma Ivan sapeva che costui era ancora vivo da qualche parte.  L'uccello di fuoco lo guidò verso l'albero dai pomi d'oro, dicendogli: «Guarda sotto l'albero. Li si cela l'anima immortale di Kaschei». Ivan scorse una cavità sotto le radici; all'interno era celato un uovo di anatra. li principe lo prese e lo gettò in aria. Quando l'uovo toccò il suolo si dissolse in una nuvola di fumo e di fuoco, mentre un grido risuonò nella foresta. Kaschei  il mago cattivo, era morto! Le mura del castello si sgretolarono e le statue dei cavalieri ripresero vita. Le fanciulle, finalmente libere, poterono abbracciare i loro innamorati, e anche Zarevna corse sorridente verso Ivan. I due si presero per mano giurandosi eterno amore, mentre l'uccello di fuoco volteggiava nel cielo, cantando con voce melodiosa antiche canzoni.

Miti e leggende di tutti i tempi - Mikhail Fiodorov